Pallavolo, viaggi, lavoro, amicizie
E’ su queste parole che si concentra la vita di Alessandro Bracceschi, un giovane fanese che ha sempre avuto la pallavolo nel sangue, ottenendo ottimi risultati. Dopo anni da giocatore, ad aprile 2006 ha scelto di accettare la proposta di diventare il preparatore atletico della Nazionale bulgara di pallavolo femminile. La sua carriera è proseguita in Turchia, Germania, Olanda. Determinato, pronto a mettersi in gioco, a raggiungere nuove sfide, sempre in giro per il mondo ma con Fano nel cuore.
Pallavolo, la palla gira e anche Alessandro…
Eccomi: mi chiamo Alessandro, ho 35 anni e non so dove vivo. La mia residenza è a Fano ma in realtà ci vivo, se va bene, 20-30 giorni all’anno. Questo negli ultimi 9 anni cioè da quando a fine aprile del 2006 decisi di accettare di diventare il preparatore della Nazionale bulgara di pallavolo femminile. Il mio inglese era modesto ed avevo quasi zero esperienza sul campo. La mia vita, infatti, fino a quel momento era stata la pallavolo giocata su cui avevo investito tutto, ma male. E così, arrabbiato con me stesso, per non aver “sfondato”, decisi bruscamente di lasciare.
L’esperienza di quella prima estate fu molto forte in positivo e in negativo, sia per il mio scarso livello di organizzazione del lavoro, sia per la situazione logistica in loco. Trascorsa la prima estate ‘fuori’, avrei potuto decidere di tornare a giocare. Accettai, invece, di continuare a fare il preparatore atletico con lo stesso allenatore che mi aveva portato in Bulgaria. Questa volta finii a Santeramo (Bari), in un club del campionato di A1 femminile italiano.
A fine stagione avevo in tasca solo il 20% di quello che mi avevano promesso. Non era proprio un buon inizio, ma c’è chi vide qualcosa di buono in me o semplicemente ero nel posto giusto al momento giusto. Insomma, grazie ad una serie di circostanze, fui indirizzato a lavorare in Turchia in un importante club femminile di pallavolo, con lo stesso ruolo (e questa volta non più gratis…).
Da qui in poi è la mia vita è solo estero: Bulgaria, Turchia, Bulgaria, Turchia, Bulgaria, Turchia, Bulgaria, Turchia, Bulgaria Turchia, Fano,Turchia, Germania, Turchia, Germania, Turchia, Olanda, Turchia, Olanda…E’ questa alternanza di posti e paesi che mi ha fatto aprire questo articolo con l’espressione ‘non so dove vivo’. Ma direi che posso tendenzialmente dire di essermi trasferito in Turchia.
Segui Alessandro Bracceschi su Twitter!In Italia la pallavolo ha grande tradizione e il campionato è tutt’ora uno dei più importanti al mondo, ma molti più soldi ci sono in altri paesi come appunto la Turchia (ma non vanno tutti a me purtroppo, anche se non posso lamentarmi), dove il livello delle prime 3-4 squadre è negli ultimi 10 anni, a livello di club, uno dei più alti al mondo. Da qui la scelta di rimanere cosi tanti anni all’estero lontano da famiglia e amici più cari. Il mio curriculum ora è piuttosto importante ma altrettanto lo è, e lo è stato, il sacrificio.
La mia qualifica lavorativa ha diversi sbocchi nel mondo della pallavolo e non solo, tuttavia lavorando in Turchia non è facile aprirsi altre strade parallele e diverse da quelle per cui sei sotto contratto, sia per il discorso della lingua e dell’integrazione sia perché i miei contratti sono tendenzialmente a tempo determinato e non mi lasciano spazio ad altre possibilità. D’altro canto ho avuto e sto avendo modo di interagire con centinaia di persone e luoghi completamente diversi da quelle che sono gli italiani e l’Italia.
Vivere in Turchia: dallo sport alla vita quotidiana
Quando si vive all’estero e si gira tanto ci si accorge e ci si adatta a grandi e piccole differenze di vita che ti fanno vedere le cose in maniera un po’ diversa. Per esempio se qualcuno prima mi chiedeva: ‘Come sono gli italiani?’ Non avrei avuto idea di cosa rispondere, ora invece mi rendo conto perfettamente di come siamo, come viviamo in Italia, e come siamo all’estero (in vacanza per esempio) e cosa all’estero pensano di noi.
Amo molto la mia città e mi mancano spesso famiglia ed amici, ma non so dove sarà il mio futuro. Nel più breve dovrebbe ancora essere tra Turchia ed Olanda. Nonostante tutto questo tempo fuori, mi sento realmente a casa solo quando sono a Fano e i miei migliori amici sono ancora quelli d’infanzia, ma potrei vivere ovunque, soprattutto se “ben accompagnato”.
In Turchia soprattutto non riesco a legare con la gente, spesso non mi sembrano troppo sinceri. Vivere lì ha comunque aspetti positivi rispetto all’Italia: non ci sono orari, tutto è sempre aperto (in Italia c’è la pausa pranzo, il sabato la domenica, il giorno libero…..) e una cosa molto pratica sono i ‘packet service’ dove puoi chiamare in qualsiasi momento, qualsiasi ristorante, e in 20 minuti ti portano da mangiare a casa.
Addirittura c’è un App che si chiama ‘Yemek sepeti’ dove, inserendo il tuo indirizzo, puoi ordinare tranquillamente dal telefono (consiglio vivamente di provare l’Adana kebab). I taxi sono ovunque e piuttosto economici, il prezzo dell’affitto e dell’acquisto di immobili è tendenzialmente più basso rispetto all’Italia, anche se il mio alloggio era compreso nel contratto.
In ogni caso ho sempre bisogno di mantenere un legame con il mio paese, la mia città, gli amici e ora con tutte le varie forme di comunicazione, nel mio caso principalmente Whatsapp, Facetime, e Twitter è tutto molto più facile, quindi… go go go!
See you somewhere!
PHOTO STORY Album Flickr: le immagini di Alessandro Bracceschi










